EDUCAZIONE ANNI ’70/’80
Sofia, questo il suo nome, è la prima di due figlie, nata nel 1969, proprio nell’anno di passaggio dagli anni ’60 agli anni ’70. Suo padre era operaio in un’azienda che fabbricava autocarri. Sua madre faceva la casalinga e, quando la sorella aveva bisogno, andava a confezionare i collant e contare le “famose dozzine”. E Sofia si chiedeva “ma non sarebbe più semplice contare a decine?” E’ stata una domanda che si è posta spesso quando da piccola bazzicava dalla zia mentre sua madre faceva qualche ora…probabilmente non aveva domande a quesiti più impegnativi da porsi, ma purtroppo li avrebbe scoperti presto altri quesiti.
Il suo papà lavorava, lavorava. Lei se lo ricorda sempre in movimento. Faceva quasi due turni in fabbrica pur di non far mancare niente e nel “tempo libero” apportava migliorie alla casa, o iniziava la ristrutturazione del fienile, che poi sarebbe diventato un altro appartamento.
Poi quando lei aveva circa tre anni lui comprò metà bait nella sua terra di origine (così li chiamano nelle valli del nord Italia queste case che avevano pochi comfort) ed ecco, durante l’estate poteva ancora lavorare per ristrutturare anche quello, ed essere sicuro che lei e sua madre avrebbero potuto avere delle vacanze tranquille mentre lui lavorava, lavorava.
Il suo papà è stato la figura d’ uomo che aveva idealizzato ed era cresciuta nella convinzione che tutti gli uomini fossero come lui.
Beata innocenza.
Un altro dei pochi ricordi che aveva della sua infanzia era suo padre che si addormentava ancora a tavola o appena appoggiava la testa sullo schienale del divano, mentre Sofia, cercava qualche attenzione, che lui iniziava a darle, ma poi la stanchezza prendeva il sopravvento e le coccole finivano presto in un ronfo. Quando riusciva a stare sveglio un po’ di più e non faceva il secondo turno l’accompagnava nella sua cameretta e lei lo costringeva a tenerle la mano fino a quando si addormentava.
Se, sbagliando e pensando che si fosse assopita, quatto quatto cercava di uscire dalla stanza, Sofia, prima che arrivasse alla porta chiedeva ”Papà dove vai?” e lui, malgrado la stanchezza tornava a fianco del suo letto, o si sdraiava accanto a lei fino a quando non si addormentava veramente.
Caro il suo papà, quanto ha lavorato. Ancora adesso quando lo vede poco attivo si preoccupa perché gli unici momenti in cui non lo ha visto lavorare solitamente stava poco bene. Infatti ha avuto non pochi problemi di salute, ma non so se per la gran forza di volontà o per quale disegno del destino ne è sempre uscito vincitore.
Ricorda i suoi zii, lei nascosta, e loro che davano della poverina a sua madre credendo che sarebbe rimasta presto vedova. Ma il suo papà doveva pensare a lei ed alla sua sorellina appena arrivata (anni ’81/’82) ed ha sbalordito tutti con la sua ripresa, malgrado l’intervento non da poco a cui era stato sottoposto.
Quando si dice il destino, adesso pensandoci, nessuno di quegli zii è più in vita, purtroppo, mentre suo padre, fino ad un paio d’anni fa, partecipava ancora ad una gara su un percorso podistico montano (per lui più un evento conviviale con i suoi compaesani).
Dopo l’intervento chirurgico, nel giro di pochi mesi era nuovamente in fabbrica a macinare ore su ore.
Adesso aveva un’ altra bimba a cui non far mancare il necessario.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!