MATRIMONIO

 

Sofia l’aveva già incrociato alcune volte e la sua fama di bello e desiderato lo precedeva, ma la prima prova generale che fece con la Banda (intesa proprio come banda musicale) e lo vide là, con quel caschetto biondo e quella tromba dorata, fu causa di un amore folle, almeno da parte sua, ed anche platonico per molti anni, dato che andava in quinta elementare ed aveva all’incirca unici anni e di conseguenza “LUI” non la degnava di uno sguardo, essendo più vecchio ed avendo già il suo harem da cui scegliere le predilette.

Ma lei aveva già deciso, un giorno sarebbe stato suo marito. Quando si dice “volere è potere”, peccato che abbia sempre desiderato e lottato per avere ciò che poi l’ avrebbe fatta soffrire.

Aveva passato gran parte della sua adolescenza pensando a LUI, fantasticando sulla loro vita insieme.

Stava sempre con la testa fra le nuvole.

Invece di godersi il presente, studiare, ascoltare la musica, divertirsi con le amiche (quella volta a settimana che i suoi la lasciavano uscire, solitamente la domenica pomeriggio) e mettere le basi per un futuro appagante, sopravviveva al momento, ma sempre insoddisfatta perché il suo pensiero era che sarebbe stata felice solo quando avrebbe potuto condividere a pieno la sua vita con lui.

Lui, che neanche  ha saputo per anni  che esistesse.

Lui che si divertiva sempre, e non si lasciava sfuggire mai un’occasione. Sofia mi riportò come esempio quella volta, quando lei ancora bambina partecipò ad una trasferta con la banda di un paese limitrofo, c’erano due pullman, uno per i suonatori ed uno per le majorettes, e lui naturalmente salì sul secondo. E lei, innamorata non ricambiata, soffriva.

Credo che fino a qualche tempo fa le piacesse soffrire.

Forse pensava che la felicità fosse una diretta conseguenza della sofferenza. Che fosse un premio riservato solo a chi riuscisse a superare un duro e tortuoso percorso.

Forse per questo non ha mai mollato di fronte alle difficoltà ed in qualsiasi situazione difficile. Primo, le avevano insegnato che le situazioni difficili si superavano con la forza di volontà e perseverando, e poi aveva capito che la vita era piena di complicazioni, quindi il suo compito era non arrendersi e superarle.

Sarebbe stato molto più semplice, e probabilmente lei più felice, se non si fosse intestardita a superare ogni problema, per forza.

Credo che alcune volte, se avesse solo sollevato le spalle, come fa solitamente la stragrande maggioranza delle persone al giorno d’oggi, sarebbe stata per lei tutta un’ altra vita.

Dai suoi racconti emerge però anche l’altro lato della medaglia quello  che  se non avesse ricorso alla stessa forza di volontà per superare momenti della vita molto duri in cui si ritrovò con i suoi figli, probabilmente non sarebbe qui a raccontarlo.

Quando ebbe circa sedici anni lui iniziò a gettare qualche briciola di pane anche dove passava lei, così l’avrebbe  trovata pronta  quando, secondo le necessità, sarebbe arrivato il suo momento .

Ricorda il primo bacio ricevuto da lui, che poi era veramente anche il suo primo bacio. Lui in moto lei con il suo Ciao della Piaggio bianco. La affianca e le chiede di fermarsi nel cortile di una cascina abbandonata sulla strada di casa. Naturalmente, soddisfatta ed impaurita nello stesso tempo cercò di rimanere in un punto visibile dalla strada.

Ed ecco il bacio. Intenso ma veloce, perché Sofia, malgrado l’estasi del momento, era in ritardo per il coprifuoco imposto dal papà, e da brava ragazza non poteva disobbedire.

Scusa appropriata anche per uscire da una situazione per lei nuova ed imbarazzante.

Così iniziò il gioco di lui con lei, questo cercarla e poi lasciarla in attesa giorni, settimane, mesi.

Sembrava proprio la classica storia da telenovelas, da film, lui irraggiungibile e lei romanticamente paziente e sofferente.

“Ma si può essere così ingenua?” Queste le sue parole “Avrei dovuto capirlo subito che non era un ragazzo per cui perdere la testa, col senno di poi e la maturità acquisita in seguito, uno così non l’avrei considerato neanche dopo il primo approccio.

Allora, invece ero così giovane, ingenua, immatura e poco esperta…”

Se c’è una cosa positiva nel trascorrere degli anni è che almeno le esperienze ti insegnano, ti formano, ti fortificano, ti mettono quell’allerta necessaria per evitare determinati tipi di persone o determinate situazioni.

Ed invece lei ci costruì la favola su quegli attimi che lui ogni tanto si degnava di dedicarle.

Con lui fu il primo bacio, il primo film, la prima cena.

Per lei era  il primo e voleva che fosse l’unico, per sempre.

La  amava, ne era certa, e prima o poi  l’avrebbe scelta per essere la madre dei suoi figli, le altre non sarebbero contate più niente e Sofia avrebbe realizzato il suo sogno.

E così fu. Malgrado alcuni amici cercarono di avvisarla, altri invece negavano e la rassicuravano sul fatto che lui la amasse (seppe poi che alla pirla che “veniva dall’oratorio” certe cose non si dovevano dire).

E lei naturalmente preferì credere a quelli che dicevano quello che voleva sentirsi dire.

“Mi faccio pena quando ripenso a quanto ero ingenua e stupida.”

Anche i suoi genitori si impegnarono parecchio per farle capire che “non era un buon partito”.

Ricorda che la chiusero letteralmente in casa per un certo periodo. Ma lei era così cocciuta che alla fine la spuntò ancora ed i suoi cari si rassegnarono, probabilmente sperando che crescendo e maturando avrebbe capito.

Ma lei non aspettò neanche di crescere e, finita la scuola superiore, quando lui le chiese di sposarlo (anche se non ricorda l’abbia fatto in una determinata situazione e nel modo che sognava) iniziarono a progettare la loro vita insieme e nel 1990 si sposarono.

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